In queste parole di Piero Scanziani, grande scrittore e conoscitore di cani, c’è una verità assoluta e importante, che ho scoperto leggendo il suo libro Il cane utile. Una riflessione meravigliosa che io, personalmente, non avevo mai fatto e proprio per questo ho trovato illuminante. Un pensiero che sottolinea e definisce per sempre l’importanza che il cane ha avuto per l’evoluzione dell’uomo. E che ha sancito indissolubilmente il loro rapporto di amore reciproco e amicizia fedele. “Se il cane non fosse esistito voi non leggereste questo libro e io non l’avrei scritto, giacchè l’umanità sarebbe analfabeta. E’ stato il cane a far uscire l’uomo dallo stato di selvatichezza e ad offrirgli gli albori della civiltà”. Scanziani ci spiega come senza il cane l’uomo sarebbe rimasto per sempre un cacciatore semiaffamato e seminudo impegnato ogni giorno nella ricerca della preda per sfamare se stesso e i suoi. Sempre che la fame gli poteva permettere di pensare a qualcuno al di fuori di sé. Ma il cane, prosegue Scanziani, lo ha fatto divenire pastore. “Un uomo con tre cani cura cento pecore, solo non ne cura tre”.
“Senza cane, niente amore”. Il pastore può pensare alla famiglia e al focolare, mentre il cacciatore possiede la donna e di nuovo se ne va in cerca di cibo o a combattere i nemici. Senza casa, niente famiglia e tradizioni. Senza cane, quindi, niente amore e poesia. La prima delle arti. “Il pastore canta, il cacciatore grida”. Senza cane, niente musica, architettura, vino e danza.
“Senza cane, niente uomo”.