Saggezza cinofila al kilo. Dove? Naturale, sui Social Network
Home » News » Saggezza cinofila al kilo. Dove? Naturale, sui Social Network
Silvia Nitrato Izzo
Maggio 7, 2014
Gironzolando qua e la su facebook, spesso mi capita di imbattermi in gruppi a tema cinofilo di vario genere. Dagli appassionati di Boxer e Labrador che più mi capitano a tiro, per forza di cose (e perché Fb mica è scemo e lo sa cosa deve spingerti sotto il naso) a gruppi di educatori, addestratori, appassionati di altre razze o discipline cino-sportive. In tutto questo marasma che prolifera e impazza sul web c’è del buono e del cattivo. Come sempre, in ogni cosa. Ma allora come fare adorientarsi?Come capire quando si è di fronte a vera informazione e quando invece si tratta solodelle “perle di saggezza cibernetica” sparate fuori dall’espertone di turno? Soprattutto per chi è alla prime armi, capisco che non sia facile, così provo a fare qualche esempio.
Avendo un po’ di esperienza nel campo, ogni tanto mi diverto a leggere le domande che gli utenti postano sui gruppi per chiedere consiglio e tutte le risposte (a vagonate) che ne conseguono. Certe volte mi trovo d’accordo, devo ammetterlo. Altre mi viene da sorridere. Altre volte invece rido proprio. Ma ci sono anche occasioni in cui mi accorgo che c’è poco da ridere, perché alcune di queste “verità assolute” spacciate nei gruppi, ahimè, possono anche far danni. E se non sempre (per fortuna) si tratta di danni concreti, è sufficiente che si tratti di un danno all’informazione cinofila.
Ora il mio non vuole assolutissimamente essere un attacco presuntuoso a chi ha piacere a confrontarsi sul web con altri appassionati. Anzi, sono la prima ad ammettere che nella vita si impara sempre. E da chiunque. Essendo nata letteralmente in mezzo ai cani e da due genitori cinofili DOC, un po’ di esperienza ne ho accumulata, anche se la strada è ancora piena zeppa di cose da imparare. E so benissimo che ci sarà sempre la domanda alla quale qualcun altro saprà rispondere meglio di me. Cinofilo esperto o semplice appassionato che sia. Per cui lungi da me l’idea di presentarmi come depositaria di “verità assolute”, credo anche che il mio compito (comequello di qualsiasi cinofilo professionista) sia dire la mia su alcuni degli argomenti più discussi e sui quali spesso si leggono “baggianate” clamorose.
Per fare un esempio: qualche giorno fa ho letto sulla bacheca di un gruppo amatoriale (specifico per far capire che non si tratta di professionisti) di appassionati boxer l’appello di una signora che chiedeva aiuto, poiché la sua boxerona attacca di continuo l’altro cagnolino di casa più piccolo didimensioni, facendogli male. Sotto l’appello, subito un bel po’ di risposte. Devo dire, però, che quasi nessuna centrava il punto. La maggior parte degli altri appassionati invitava la signora a portare la sua boxerona da un “veterinario comportamentista” o da un “educatore cognitivista” etc… per farle fare un lungo percorso di riabilitazione e gestione dell’aggressività. Altri erano sicuri che la cagna in questione avesse subito traumi in passato. La signora ha confermato tale ipotesi affermando che la boxer era infatti stata adottata e che aveva vissuto molto tempo legata a catena. Addirittura un altro utente raccontava la drammatica esperienza con la sua boxer che ha rifiutato eucciso tutta la cucciolata. Il suo “cognitivista” avrebbe spiegato questo comportamento a causa dei traumi subiti dalla cagnetta in passato (era stata adottata). Secondo il cognitivista la cagna nel parto aveva rivissuto i traumi e nei cuccioli rivedeva il suo dolore così da aver sfogato su di loro la sua aggressività (???).
Tralasciando gli ironici punti interrogativi che la dicono lunga sul mio pensiero circa l’ultima affermazione, andiamo con ordine e vediamo di dare la nostra spiegazione ad entrambi i fatti.
Come mai la boxer della signora aggredisce l’altro cagnolino di casa? Per capire a fondo la questione dobbiamo innanzitutto spiegare cos’è la “memoria di razza”. L’uomo ha selezionato le razze, scrivendo lentamente nel loro dna determinate caratteristiche. Alcune razze possiedono un’aggressività più spiccata, soprattutto nei confronti degli altri cani. Solitamente si indirizza verso gli esemplari di sesso opposto. Ma alcuni esemplari possono prendersela indiscriminatamente con maschi e femmine. Quest’ultima tipologia (nel caso della signora si tratta di boxer che conosciamo essere un cane socievolissimo con l’uomo ma non altrettanto con gli altri cani) senza dubbio possiede un’aggressività più spiccata rispetto alla media. Non sempre infatti la selezione riesce amantenere un perfetto equilibrio nel donare tali caratteristiche a tutti i suoi esemplari e talvolta (in alcuni casi per errore in altri per una selezione spinta più verso una sola caratteristica) si hanno cani con aggressività più marcata. Situazioni di boxer che in casa non amano un altro cane anche di sesso opposto non sono così infrequenti. Soprattutto le femmine, che da questo punto di vista (aggressività rivolta verso il sesso opposto) manifestano di più questo “problema”. Ho virgolettato la parola perché entro certi limiti all’interno di razze come boxer e simili questo atteggiamento non è da considerarsi un vero problema di squilibrio, ma rientra ancora nella norma o quasi. Mi spiego meglio: il caso della signora potrebbe essere quello di una boxer femmina di carattere forte, nata con nel dna un filo di aggressività in più rispetto alla media, che cerca in tutti i modi di dominare l’altro cane di casa. Vuole imporsi come leader o capo branco (scegliete voi) e per farlo utilizza la forza. I boxer sono cani molto possessivi che si impongono soprattutto in casa su cibo, giochi, cuccia o coccole dei padroni. Probabilmente i casi in cui la boxer si impone e domina l’altro sono proprio questi. Primo fra tutti la gelosia nei confronti del padrone. Ora se la situazione della signora si rispecchia in questa mia descrizione e la boxer si limita a dominare il piccolo (anche se in alcune circostanze gli ha fatto male con un morso) rientriamo ancora in quella che si definisce “memoria di razza”. Se invece la boxer della signora non si limita a dominare il piccolo e continua ad infierire su di lui, anche dopo averlo sottomesso, allora è lì che c’è un vero problema. In questo caso si tratterebbe di un forte squilibrio caratteriale derivato da una selezione completamente sbagliata e non, come dicevano i signori del gruppo fb, dai traumi subiti in passato. Il comportamento della cagna in questione in entrambi i casi non deriva in alcun modo da possibili traumi, ma solo dalla tipologia caratteriale con cui è nato quell’esemplare.Rispetto all’uomo, dove i fattori ambientali influiscono tantissimo sull’evoluzione del carattere, nel cane è la genetica ad avere il sopravvento. Poiché le razze sono state costruite dall’uomo attraverso una selezione artificiale che ha fissato nel tempo determinate caratteristiche che si trasmettono nel dna. I fattori ambientali influiscono anche sul cane, questo è ovvio, ma in maniera meno forte. Se un cane è stato maltrattato e picchiato, senza dubbio lo dimostrerà. Se pauroso manifesterà atteggiamenti di paura, se aggressivo, diventerà mordace con l’uomo. Appunto perché è l’uomo ad avergli fatto del male. Non c’è collegamento fra maltrattamento subito dall’essere umano e aggressività eccessiva nei confronti di tutti gli altri cani. Quest’ultima è scritta nel dna. Un cane che viene aggredito da un altro cane, ce l’avrà con questo cane (o simili per razza) tutta la vita o avrà paura di questo (o simili per razza) per tutta la vita. Ma quando un cane ce l’ha con tutti i cani in generale non è perché è stato aggredito da piccolo. Semplicemente è nato così. Per cui nel caso della signora in cui il piccolo non ha mai aggredito la cagna più grande, si tratta senza dubbio di aggressività genetica. Sarebbe stato bello leggere commenti in cui si chiedeva alla signora in che modo la cagna aggrediva il piccolo per capire di che tipo di aggressività si trattasse (se ancora normale o fuori equilibrio) o commenti in cui si parlasse di memoria di razza. Prima di invitare la signora ad andare da un cognitivista che potesse impegnare la cagna in un lungo percorso di riabilitazione per la gestione di tale aggressività derivata probabilmente da traumi del passato. Perchè, ahimè, molti non lo sanno ma non c’è alcun modo per insegnare a un cane diquesto tipo a gestire la propria aggressività.Un cane così rimarrà per sempre aggressivo neiconfronti degli altri cani poiché ce l’ha scritto nel dna e ciò che è scritto nel dna non si puòcambiare. Come si risolve allora il problema?
Una soluzione senza dubbio c’è e si tratta sempre di un percorso. Ma non per imparare a gestire l’aggressività bensì un semplice e vero corso di obbedienza. In cui non è il cane a dover imparare a gestirsi da solo quelle sensazioni strane che a un certo punto della vita spuntano fuori e che proprio non puoi fare a meno di provare, bensì è l’uomo che deve imparare a gestire il suo cane. Attraverso un corso di questo tipo anche il soggetto più aggressivo di tutti impara che quando è in obbedienza e attento al padrone, gli altri cani per lui non devono più esistere. Quelli molto aggressivi non giocheranno mai liberi con altri cani al parco, potete scordarlo, ma una volta ottenuta un’ottima obbedienza, potranno passeggiare tranquilli senza tentare di addentare tutti o correre liberi, poiché perfettamente sotto controllo, senza paura che scappino ad azzannare qualche simile. Per quelli aggressivi, ma non così tanto, invece, grazie al controllo ottenuto con l’obbedienza si può arrivare ad ottenere un cane che accetti di convivere con un altro. Ma sempre e solo sotto la sorveglianza del proprietario. Questo potrebbe essere il caso della signora e questo è l’aiuto concreto che a mio avviso si poteva darle. Senza farle perdere tempo con infinite sedute dal cognitivista (a caro prezzo) o visite dal veterinario comportamentista che 9 volte su 10 finisce con il prescrivere psicofarmaci.
Ma veniamo all’altra questione: quella della boxer che ha ucciso l’intera cucciolata perché, secondo gli esperti, aveva subito gravi traumi in passato e nello stress della cucciolata riviveva il suo dolore. Io credo che finchè cercheremo di trasformare i cani in umani invece di diventare noi un po’cani per capirli, non ne verrà fuori nulla di buono. Purtroppo tanto della nuova filosofia cinofila oggi si basa su questo errato concetto, ovvero cercare di avvicinare sempre di più la mente del cane a quella dell’uomo, di trasformare attraverso il cognitivismo problematiche canine in umane. E spesso si cerca forzatamente di appiccicare spiegazioni assurde ai comportamenti canini che da quelle spiegazioni sono lontani anni luce. E’ l’uomo che fa ragionamenti a distanza, non il cane. Altrimenti sarebbe uomo. La mente del cane lavora su associazioni brevi e veloci, anche se moltopiù evolute rispetto a quelle di altri animali. Ma si tratta sempre di associazioni veloci. Percui non può esserci alcuna correlazione fra una cagna che uccide i cuccioli e i traumi subiti dalei in passato. Sarebbe un comportamento purtroppo “troppo umano”. Il cane che subisce traumi manifesta senza dubbio atteggiamenti di paura o aggressività ma sempre in relazione a qualcosa che gli “ricorda” realmente il trauma. Es. un cane che è stato picchiato dall’uomo avrà in generale un atteggiamento impaurito nei confronti dell’uomo o sarà timoroso solo nei confronti di un determinato tipo d’uomo perché quella figura gli ricorderà il trauma. Gli si accenderà una lampadina (associazione) tipo d’uomo grosso e burbero=botte=dolore. Ma prendersela con i cuccioli per essere stata maltrattata in passato non ha proprio alcun senso. Non c’è alcuna associazione o lampadina che si possa accendere. I motivi per cui una cagna fa una cosa del genere possono essere diversi: si può trattare anche di un forte squilibrio caratteriale genetico dovuto ad una sbagliatissima selezione, oppure di cagne che uccidono i cuccioli perché malati.
Bisognerebbe tornare un po’ indietro, poiché anche se rispetto agli albori della cinofilia, negli anni sono stati fatti tantissimi progressi nei vari ambiti di questa disciplina, oggi, vuoi per moda o per l’imperversare di forum dove tutti possono dire la loro, si rischia di creare solo grossa confusione. E di umanizzare troppo i nostri amici a quattro zampe che se non ragionano come noi è proprio perché di zampe ne hanno 4 e non 2. E dobbiamo rispettare questa naturale differenza. Stessa cosa vale per tutti quei gruppi in cui la gente dopo essere stata dal veterinario, chiede consigli agli altri utenti, postando foto o semplicemente descrivendo i sintomi del proprio amico, così da creare solo più confusione, poiché ognuno dirà la sua in base alle proprie personali esperienze. Confrontarsi va benissimo, ma se si sceglie un veterinario bisogna avere fiducia in lui. Poi si può anche cambiare se non ci si trova bene, si può chiedere qualche consiglio ad amici o altri proprietari, certo, ma la pratica abituale di chiedere in continuazione opinioni su internet è dannosa, crea confusione e non è molto rispettosa per il lavoro dei professionisti.