E quindi te ne sei andata. Mi ci avevi fatto quasi credere che non fosse arrivato ancora il momento. Ma forse è stato meglio così. Andarsene in tempo, uscire di scena come una vera guerriera.
Ci avevi quasi fregato tutti. Con quella inimmaginabile forza e quello sguardo sempre forte e sicuro.
Sono davvero tante le cose che ho imparato da te, Rebecca.
Nulla ti faceva paura. Ti guardavo e mi chiedevo “ma come fa?”. Mai lo sguardo sofferente. Mai un lamento.
Me l’hai insegnato bene il significato di questa parola. E lo hai fatto
Da te ho imparato che i cambiamenti si affrontano e se si vuole ci si abitua a tutto. Come quando sei tornata da noi dopo 7 mesi perché la famiglia che ti aveva preso non poteva più tenerti. Te ne eri andata trotterellando senza battere ciglio e altrettanto serena sei tornata qui, come se nulla fosse cambiato. O come quando, dopo una vita passata in campagna, ti ho portata, già grande, a recitare una piccola parte su un set cinematografico. Con tutto quel caos intorno, avevo paura potessi stranirti e invece io lo so che hai pensato “wow che ficata ma dove mi hai portata?”. E quando hai capito che la scena in questione era un incontro di boxe clandestino e la tua parte quella di abbaiare furiosa intorno al ring, non ci hai visto più dalla gioia. Tanto che hai afferrato e
Da te ho imparato che se “voglio una pallina” mi alzo e me la vado a prendere o almeno ci provo fino alla fine.
Ma soprattutto mi hai insegnato la cosa più importante. Ad essere tua maestra quando tu prima lo sei stata per me.
Grazie!